"Trasgressivo,
ben lontano da canoni stilistici che continuano a concepire l’opera d’arte unicamente come elemento decorativo, Alfio Lisi stupisce per una rara e valida concretezza comunicativa.

Attraverso un linguaggio pop rivisitato, interpretato, oserei dire “italianizzato” l’artista catanese sfida le correnti consuetudini artistiche.

Differentemente dall’eredità pop americana o europea degli anni “60, il Nostro “sfrutta” le icone pubblicitarie per denunciare il preoccupante strapotere delle multinazionali, la possibile cancellazione di una propria identità nazionale fagocitata ogni giorno di più dal mercato globale.
 
  Il tutto vien ben illustrato attraverso opere che suscitano interesse, proprio perché non di natura celebrativa piuttosto di valore documentaristico in quanto ben ancorate ad eventi e fobie che hanno caratterizzato i nostri recenti giorni.

Infine l’uso di una tecnica tradizionale (quale l’olio su tela) è prova di come l’artista sappia cimentarsi con mestiere in un linguaggio pop che vide i propri precursori avvalersi delle varie tecnologie di stampa o dei più svariati processi foto-litografici.
 

La contraddizione di Alfio Lisi, tra l’immediatezza del messaggio e la classicità della tecnica adoperata, rendono la figura dell’artista esemplare, in quanto ben lontana dai comuni scimmiottamenti e le sterili riproposizioni Warholiane che purtroppo spesso con estrema facilità vengono ancor oggi sfacciatamente proposte".

Sandro Serradifalco
(direttore artistico rivista d'arte "BOE'")